Il mondo dell’auto piange la scomparsa di Roberto Bonetto
Lo scorso 30 luglio è morto a Milano all’età di 79 anni Roberto Bonetto, fino al 2004 vicedirettore di Quattroruote e grande artefice – con una squadra di ‘superesperti’ – del successo negli Anni ’60 e a seguire del mensile della Editoriale Domus. Quella di Bonetto, nel magazine che è diventato sinonimo di precisione e competenza nell’analizzare le automobili d’ogni categoria e cilindrata, è stata una lunghissima carriera, iniziata nel 1962 “da collaudatore volontario con una dedizione totale e assoluta al giornale”.
Un mix di passione e competenza conditi con un pizzico di lucida follia. Perché la passione di Roberto Bonetto, una vita nelle posizioni di vertice di Quattroruote, non era tanto l’auto quanto la velocità di per se. Dovunque e comunque, indipendentemente da qualunque necessità concreta. Roberto era il figlio di Felice Bonetto, un pilota che buttava il cuore oltre l’ostacolo. Sia che fosse impegnato in monoposto o su quelle sport che amava tanto e che gli costeranno la vita nel 1953 nella Carrera Messicana al volante di una Lancia D 24 con la quale stava lottando per la vittoria.
Roberto Bonetto era però anche molto di più: finissimo tecnico e ottimo giornalista, lucido divulgatore ma in grado, allo stesso tempo di confrontarsi con i più grandi progettisti del settore. Grande amico del moto club Achille Varzi, sempre disponibile e presente in diversi eventi da noi organizzati.
Sicuramente i visitatori della Sala Museo Achille Varzi ricorderanno la Cisitalia D46 esposta nell’inverno 2016, con la quale il padre, Felice, conquistò nel 1948 il titolo di Campione Italiano in F2.
Come potete leggere, Roberto, ha sempre desiderato scrivere un libro su Varzi, resta in ogni caso encomiabile il suo articolo scritto per la rivista ROMBO nel 1984.
Alla famiglia Bonetto, l’abbraccio del Moto Club Achille Varzi.